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Emilia-Romagna: una locomotiva in cui c’è spazio per tutti

di Stefania Gasparini

Da qualche anno a questa parte, complici alcuni importanti indicatori economici, si sente ripetere, e a ragione, come l’Emilia-Romagna sia diventata, da uno tra i territori più poveri del Paese nei primi del Novecento, la ‘locomotiva d’Italia’ in questo primo scorcio di nuovo millennio.

Si prendano ad esempio il tasso di occupazione, al 75,9%, e quello di disoccupazione al 5%, così come il fatto che i numeri dell’occupazione femminile superino di più di 10 punti la media nazionale; o gli investimenti, pari al 2,15%, che ne fanno la regione che più sostiene ricerca e sviluppo, così come quella più innovativa a livello nazionale, collocata dal Financial Times al 5° posto tra le regioni europee per attrazione di Investimenti Diretti Esteri. Ancora: ogni emiliano romagnolo contribuisce con oltre 19 mila euro alle esportazioni, in una regione che vanta non solo il saldo commerciale più alto a livello nazionale, ma addirittura presenta valori doppi rispetto al Veneto, secondo in questa lista.

Una locomotiva che procede a grande velocità, non c’è dubbio. Ma ciò che rende questa motrice particolare, per non dire unica – o, meglio, un modello da diffondere – è la sua capacità di crescere facendo tutto il possibile perché i benefici di questo sviluppo siano distribuiti il più possibile a tutti, e non solo appannaggio di un cerchio più o meno ristretto di fortunati. Se le imprese dell’automotive, del biomedicale, della moda, della meccanica, del turismo e dell’enogastronomia rappresentano il motore di questa corsa, sono le politiche redistributive, welfare, sanità, assistenza, istruzione a costituire i binari che rendono possibile un percorso che vada nella direzione non dello strabiliante arricchimento di alcuni, ma del benessere di tutti.

D’altronde lo scriveva già quel mirabile osservatore di Edmondo Berselli quando, in quel saggio fondamentale che è ‘Quel gran pezzo dell’Emilia’, faceva notare che in questa regione si coniugano Ferrari e Casa del Popolo, ricchezza e servizi, libera impresa e welfare diffuso. Filo rosso di questa modalità di intendere la vita collettiva sta nella redistribuzione: che deve continuare a essere la parola chiave delle politiche regionali anche per gli anni a venire.

È una regione, l’Emilia-Romagna, che ha dato tanto ai propri cittadini, che siano emiliani e romagnoli da generazioni o che vi siano trasferiti dal Sud Italia negli anni del boom economico, o che provengano, come sempre più accade negli ultimi decenni, da terre lontane, culture diverse. Per questo è una regione da proteggere, alla quale volere bene, di cui aver cura. A questo proposito, il Partito Democratico ha scelto di candidarmi, come capolista della provincia di Modena, all’Assemblea legislativa della Regione. Una decisione che mi onora, ma che prima di tutto mi affida una grandissima responsabilità, della quale sono assolutamente consapevole.

Occorre porsi dal punto di vista di chi, con le istituzioni, si rapporta, ovvero tutti noi: le persone, di ogni età e condizione. Che debbano prenotare un esame medico importante o spostarsi da un piccolo centro per seguire le lezioni alle superiori o all’università, che cerchino un asilo per i figli o debbano prendere un treno per lavorare, che vogliano sviluppare la propria azienda o difendere il posto di lavoro, che necessitino di un aiuto per il proprio familiare non autosufficiente o vogliano sentirsi parte attiva della comunità. Sanità, mobilità e trasporto pubblico, servizi alle famiglie, scuola e istruzione, impresa: questi sono i temi che voglio portare al centro della mia azione politica.

Molte sono le sfide che ci attendono, e sono convinta che il modo migliore per affrontarle sia quello di guardare alle tante opportunità che il futuro apre davanti a noi, e coglierle, senza farsi trovare impreparati.

Per farlo, occorreranno tutte le nostre qualità, tutte le energie, i talenti, le idee possibili. D’altronde noi emiliani diamo il meglio quando sappiamo unire le energie. Che sono tante, e vanno messe a valore.