Soccorso in mare. Ennesima condanna per il governo. Sorpresa, il giudice non è politicizzato

di Toni Mira

Giudici rossi? Giudici comunisti? Giudici politicizzati? Sarà difficile questa volta a ministri e politici della destra usare queste accuse.

Perché a bocciare l’ennesimo provvedimento contro una Ong è addirittura Ida Cuffaro, figlia dell’ex presidente della Regione Sicilia condannato a 7 anni per favoreggiamento della mafia (poi riabilitato dalla magistratura di sorveglianza) e attualmente leader della Dc. Magistrato di prima nomina a Vibo Valentia dall’inizio dell’anno, molto riservata, ha dato ragione, come tanti prima di lei, al ricorso della Ong Sea-Eye contro il decreto Piantedosi sui soccorsi umanitari.  La nave, spiega la Ong tedesca, fu oggetto di un provvedimento di detenzione amministrativa della durata di 20 giorni il 30 ottobre 2023 al termine di un drammatico soccorso in mare, che aveva visto l’equipaggio della nave rifiutarsi di ubbidire alle indicazioni della “cosiddetta Guardia costiera libica” e subirne le violenze. La sentenza del Tribunale di Vibo Valentia afferma “l’illegittimità del provvedimento che deve pertanto essere annullato”. E i ministeri dei Trasporti, da cui dipende la Guardia costiera, e delle Finanze, da cui dipende la Guardia di Finanza, sono condannati al pagamento di 10.860 euro di spese. Ministeri guidati dai leghisti Salvini e Giorgetti.

Ricordiamo i fatti sui quali ha deciso la giudice Cuffaro. Il 27 ottobre 2023 la Sea-Eye4 operò un drammatico soccorso in acque internazionali. Ma mentre stava intervenendo, compare una motovedetta libica che, con manovre azzardate, provoca il panico tra i migranti. Molti si buttano in mare, compresi donne e bambini. Gli operatori riescono a recuperarli, purtroppo non tutti: 48 superstiti, tra i quali 13 donne, un bambino e due neonati, ma anche 4 morti. Sarebbe solo da dire “grazie” per chi salva in mare, invece applicando il “decreto Piantedosi”, al momento dello sbarco a Vibo Valentia (porto lontano, come sempre…), come ricorda il giornalista di Radio Radicale, Sergio Scardura, che ha scoperto e rilanciato la sentenza, le autorità di Polizia notificano al comandante della nave un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa di tremila euro “per non aver seguito le istruzioni della Guardia costiera libica”. Tesi totalmente respinta dal Tribunale calabrese. “Costituisce circostanza incontestata che la Guardia costiera libica non ha coordinato alcun intervento ma si è limitata a chiedere alla Ong di abbandonare l’area di soccorso senza fornire alcuna indicazione in ordine alle modalità di svolgimento delle operazioni di salvataggio”. Inoltre. “dalla documentazione in atti non risulta che le stesse autorità libiche intervenute per coordinare sul posto le operazioni di recupero dei migranti abbiano reso noto nessun luogo sicuro dove trasportare i sopravvissuti”. E per quanto riguarda l’Ong “l’amministrazione non ha allegato alcuna documentazione volta a comprovare la pericolosità dell’operazione di salvataggio posta in essere dalla Sea-Eye4”. E con ciò viene totalmente smontata la linea del Governo italiano secondo il quale chi salva (le Ong) mette in pericolo i migranti, mentre i libici devono essere lasciati liberi di “salvare” a modo loro, cioè di riportare i migranti a terra, nei lager dove dominano torture e violenze di ogni genere. Insomma per la giudice Cuffaro “le indicazioni dei libici non possono considerarsi emesse nel rispetto della normativa internazionale”. E infatti mentre gli operatori della Ong stavano soccorrendo i migranti, la motovedetta libica “iniziava una pericolosa manovra, interponendosi tra la SE4 e l’imbarcazione con a bordo i naufraghi, circumnavigando quest’ultima, e creando onde pericolose per il gommone, che iniziava ad imbarcare acqua” con le Persone che “cadevano in mare”.

Una scena che si è ripetuta più volte. L’ultima il 28 novembre quando un’altra imbarcazione libica è intervenuta mentre era in corso il salvataggio da parte della Geo Barents, nave di Medici senza frontiere. Ha prelevato 29 donne e bambini, riportati in Libia, e buttato in mare 70 uomini, poi salvati dalla Ong. Che, ovviamente, il Governo non ha sanzionato, visto che i libici erano riusciti nella loro “esemplare” missione.

Ma per fortuna dopo un anno c’è giustizia anche per la Sea-Eye4. “C’è un giudice a Vibo Valentia” ci verrebbe da scrivere, sicuramente c’è un giudice che applica la legge scrivendo che la Sea-Eye4 ha “posto in essere le condotte contestate in adempimento del dovere assoluto di soccorso in mare”. Anche la giudice Ida Cuffaro finirà nel tritacarne velenoso e offensivo di giornali e social della destra? Di sicuro il Governo Meloni non cambia idea. Lo dimostrano le nuove norme punitive nei confronti delle Ong contenute nel decreto flussi, compreso l’aumento delle multe.

In attesa che un altro giudice, senza alcuna aggettivo, le annulli nuovamente.