di Massimiliano Baldini
Da alcune settimane un quartiere di Roma ha improvvisamente conquistato l’attenzione delle cronache nazionali dei telegiornali, dei giornali e di illustri commentatori. Si tratta del Quarticciolo, che il governo Meloni ha deciso all’inizio di quest’anno di Commissariare, seguendo lo schema adottato per il Comune di Caivano in provincia di Napoli sciolto per infiltrazioni mafiose. “Il provvedimento è necessario” – secondo il governo – per fare fronte al crescente aumento della criminalità e al degrado presenti in quella parte di territorio della Capitale. E’ la prima volta nella storia del nostro Paese che viene commissariato un quartiere di una città.
Quarticciolo ha una storia importante, il suo nome deriva dalla corruzione linguistica di “Quarto”, per la distanza di questo luogo da Porta Maggiore, pari esattamente a quattro miglia. Nasce come borgata ufficiale nel biennio 1939-40, su progetto di Roberto Nicolini, padre di Renato Nicolini noto per aver inventato verso la metà degli anni ’70 l’Estate Romana, straordinaria e innovativa esperienza culturale delle prime giunte di sinistra della Capitale, di cui è stato Assessore alla Cultura.
Il progetto urbanistico fu realizzato su incarico dell’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari (IFACP), e la prima fase della sua costruzione venne ultimata nel triennio 1941-43. È l’ultima realizzazione del programma delle borgate ufficiali promosso dal Governatorato della capitale.
Quarticciolo ha la forma di un rettangolo lungo e stretto ed è situato nella periferia orientale della Capitale – V Municipio, precisamente nel Quartiere Alessandrino, tra via Prenestina, via Casilina, viale Palmiro Togliatti e via Tor Tre Teste, ed è composto prevalentemente da edifici di proprietà dell’Ater, molti dei quali necessitano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il quartiere vive sicuramente un momento difficile, come in molte periferie delle grandi città sono presenti spaccio, criminalità, racket, degrado, criticità alle quali aggiungere la chiusura di molte attività commerciali di prossimità soprattutto dopo la pandemia, e la scarsità di servizi pubblici. Questo però è anche il frutto di un abbandono graduale delle periferie romane durato più di un decennio, in particolar modo dopo la fine dell’esperienza delle giunte capitoline guidate da Rutelli e Veltroni.
In un recente studio del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università “Sapienza” di Roma, il Quarticciolo si configura come un quartiere a basso reddito, il reddito medio pro-capite è di circa 20mila euro, a fronte dei 23.600 pro-capite nella regione Lazio. Il 40% della popolazione presente non ha un’attività lavorativa stabile e il tasso di disoccupazione è dell’11,4% (la media nel Comune di Roma è del 9,5%).
Sempre secondo lo studio di “Sapienza”, nel quartiere si registrano tassi di istruzione al di sotto della media della città di Roma Capitale. Il 27,5% degli abitanti si ferma alla licenza elementare (+7%) e solo il 9,7% sono laureati (-10%), emerge inoltre il problema della dispersione scolastica e l’assenza di un istituto di istruzione superiore nel territorio.
Ma Quarticciolo non è solo questo, e quindi si “ribella” al Commissariamento imposto dal governo, memore anche della sua vocazione antifascista, che questo pezzo di Roma ha manifestato già durante la Resistenza, quando i nazisti non osavano neppure avvicinarsi, per timore della banda del Gobbo di Quarticciolo. Di quel passato “resistente” se ne conserva memoria in un piccolo parco intitolato a Modesto Di Veglia, combattente del gruppo Bandiera Rossa.
Nasce dunque da questa vocazione “Quarticciolo ribelle” una esperienza di strada costruita da giovani coraggiosi del quartiere, che si sono messi in testa di cambiare le cose, soprattutto la narrazione che si fa di Quarticciolo, vogliono contrapporre al “Metodo Caivano” il “Metodo Quarticciolo”.
Loro dicono “Abbiamo un piano” per cambiare la borgata. In che consiste il Piano?
In primo luogo raccontare e far emergere quello che di buono c’è già oggi nel territorio, per costruire una vera e propria rete. Una rete che con il dialogo, il confronto, la partecipazione attiva, idee innovative e il supporto delle istituzioni locali può davvero cambiare le cose.
Allora si possono raccontare le esperienze dell’Ex Questura di via Ostuni e del doposcuola Popolare, della Palestra Popolare, degli sportelli ambulatoriali gratuiti gestiti dai volontari, del consultorio familiare, del Teatro Biblioteca cuore culturale del quartiere, della Casa di Quartiere, del Birrificio Artigianale, del Laboratorio Urbanistico di quartiere, frutto di una collaborazione tra il Dipartimento di ingegneria della “Sapienza” e l’Assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale.
Ed è proprio grazie all’impegno della giunta capitolina guidata da Roberto Gualtieri che finalmente dopo molti anni, sono previsti importanti progetti di riqualificazione del Quarticciolo.
Parliamo del progetto di riqualificazione dei vecchi padiglioni/deposito del Teatro dell’Opera di Roma, “La Fabbrica del Teatro”, frutto anche dell’attività del Laboratorio di quartiere che ha elaborato le proposte emerse dal confronto tra Municipio, cittadini, enti profit e no profit, sindacati e associazioni. Progetto che vedrà la realizzazione di un Polo Civico, un Hub per l’Economia locale, Laboratori artigianali di comunità e di Corsi di Tecniche di costruzione e decorazione di elementi scenografici.
E poi la ristrutturazione della Biblioteca comunale con fondi PNRR.
La riqualificazione del Parco giochi Modesto di Veglia situato in via Trani, che completamente rinnovato diventerà totalmente accessibile, con un’ampia area verde, nuove panchine e strutture ludiche adatte anche a bambini con ridotte capacità motorie.
E sempre grazie al Comune di Roma, presto si arriverà anche alla riapertura della Piscina comunale, chiusa dopo il Covid. Risultato reso possibile grazie alla collaborazione pubblico/privato e al decisivo ruolo dei vecchi dipendenti della struttura, che hanno costituito una società con l’obiettivo di poter contribuire alla riapertura della struttura.
Di tutto questo vuole parlare il “Quarticciolo ribelle”, da questo vuole ripartire, vuole ripartire dalla strada, dalla comunità locale, dalla partecipazione, dalla valorizzazione delle tante realtà sociali presenti, dalla collaborazione con le istituzioni locali e nazionali per ottenere risultati concreti.
Quarticciolo non vuole Commissari, non vuole subire decisioni calate dall’alto, vuole poter decidere del suo futuro.
Per questo il quartiere lo scorso 18 gennaio è sceso in piazza, migliaia di cittadini hanno manifestato avendo come parola d’ordine “Difendiamo il Quarticciolo, Caivano non è un modello”, insieme a loro tanti amministratori di Roma Capitale, Parlamentari, Consiglieri regionali, intellettuali, associazioni, sindacati. Torneranno a farlo il prossimo 1 Marzo, vogliono che i 30 milioni che stanzierà il governo per il quartiere non vengano utilizzati per costruire muri, sgombrare realtà civiche e imporre un modello di pubblica sicurezza.
Loro i “ragazzi ribelli”, hanno un piano!