di Stefano Vaccari
Mentre in Europa si sollevano le proteste degli agricoltori e di conseguenza un dibattito fondamentale che riguarda l’importanza del settore primario della nostra economia e il suo nesso inscindibile con i cambiamenti climatici, in Italia, grazie ad un governo retrivo e capace di fare solo retorica e propaganda gli agricoltori vengono nuovamente penalizzati.
In questi giorni è in commissione bilancio il decreto Milleproroghe con cui pensavamo che si sarebbe corretto quanto di sbagliato e di insufficiente veniva previsto dalla Legge di Bilancio nei confronti di un settore che viene utilizzato per fare grancassa e collette elettorali ma che viene sistematicamente vilipeso e dimenticato alla prova dei fatti.
La legge di Bilancio 2024 del governo Meloni con il “super” (inteso come super protetto, super aiutato e sostenuto, super cognato d’Italia) Ministro Lollobrigida ha messo di fatto le mani in tasca al mondo agricolo e ha modificato lo status dell’agricoltore. È ormai risaputo e dalle grandi organizzazioni internazionali, dalla Cop 28 alle encicliche vaticane riconosciuto che l’agricoltore è molto più che un’impresa di produzione o un imprenditore come gli altri. È un presidio per il territorio, un presidio sociale ma anche una vera guardia forestale, previene le catastrofi, contribuisce alla salute ambientale e alimentare, fondamentale ormai anche per la prevenzione di ulteriori problemi sanitari con tutti gli annessi e connessi che dalla pandemia in poi avremmo dovuto conoscere e valutare. Senza considerare l’impatto che questo prezioso lavoro, fatto anche di tradizioni e bellezza ha sul terziario e in particolare sul turismo per un Paese che vanta un patrimonio che ancora una volta viene usato per becera propaganda ma mai valorizzato realmente.
A partire da gennaio 2024 il governo, non prorogando le norme precedenti, ha di fatto abolito l’esenzione Irpef per il settore agricolo, disponendo che le rendite catastali dei terreni tornino a essere imponibili, rivalutate del 70% per quanto riguarda il reddito agrario e dell’80% per il reddito dominicale, ed escludendo dalle agevolazioni del reddito agricolo quello proveniente da canoni delle rinnovabili che non saranno più agevolati. Cioè non solo non sostengono il settore ma penalizzano quelle scelte che andrebbero nella direzione di una agricoltura a basso impatto ambientale e capace invece di segnare la strada verso la tutela dell’ambiente. Ambiente che è spesso causa dei maggiori danni in termini di catastrofi, alluvioni, siccità, crisi per l’agricoltura stessa. Un cane che si morde la coda ma che il governo non vede o fa finta di non vedere. Non aiuta, non sostiene, non comprende.
Come se tutto questo non bastasse, mentre i giovani studiano e si specializzano pensando proprio al futuro nella sua accezione migliore in termine di benessere collettivo, il governo che fa? Cancella l’esenzione contributiva di due anni per gli imprenditori agricoli di età inferiore ai 40 anni, che aveva consentito l’avvio del cambio generazionale e rende obbligatorio che l’agricoltore si paghi un’assicurazione contro gli eventi catastrofici.
Nella Legge di Bilancio precedente, la copertura per l’esenzione Irpef era di 250 milioni di euro all’anno, mentre era di 60 milioni la copertura per l’esenzione contributiva per circa 10mila giovani agricoltori under 40. Se non sono capaci di fare due conti, glieli facciamo noi. Si tratta di 310 milioni, 310, pensate un po’, ai quali bisogna aggiungere i nuovi costi di assicurazioni e bollette che graveranno ancora sulle tasche degli agricoltori.
Insomma mentre dovremmo discutere di come innovare e aiutare gli agricoltori ad innovare, noi tagliamo e diamo l’indicazione contraria. Sarebbe invece necessario che gli agricoltori trasformino presto i loro metodi di produzione e utilizzino al meglio le nuove tecnologie per ottenere migliori prestazioni ambientali, ottimizzare l’uso dei fattori produttivi e, soprattutto, aumentare la resilienza climatica. Infatti, l’agricoltura di precisione o 4.0 e in generale l’innovazione in agricoltura, non solo può aiutare a ridurre l’impatto ambientale del settore primario ma può anche dare un significativo apporto a mitigare i pericoli rappresentati dal cambiamento climatico (ad esempio l’emergenza siccità appena passata) e dagli shock straordinari di natura macroeconomica, come l’attuale guerra in Ucraina, che sta provocando un aumento dei costi dell’energia e delle materie prime.
Pensavamo che attraverso il nuovo decreto Mille proroghe si correggesse quanto di negativo previsto dalla Legge di Bilancio, invece non c’è traccia nelle proposte di governo e maggioranza. Ci saranno però i nostri emendamenti a ricordarlo.
Continueremo ad opporci e a lottare perché un governo miope apra gli occhi e metta le lenti per guardare ai prossimi anni. Altro che inutili premi come quello al ‘maestro della cucina nel mondo’ del costo di 2000 euro per la medaglia che sarà ogni anno attribuita al vincitore. Altro che piano Mattei che prevede l’avvio di attività agricole in Africa per la produzione di biocarburanti per conto di Eni. Altro che risorse del PNR usate come marchette.
Pretendiamo serietà difronte ad un settore così importante per il passato, il presente e il futuro del nostro Paese e di tutta Europa.