Cambia il clima: cambiamo anche noi

di Stefania Gasparini

Sale a oltre 200 il numero delle vittime dell’alluvione che in questi giorni ha colpito il territorio di Valencia, dove in 8 ore si è abbattuta la quantità di pioggia che normalmente cade in un anno. Ecco, forse il punto della questione sta proprio in questa parola: normalmente.

Anche in Italia siamo ormai abituati da tempo al verificarsi sempre più frequente dei cosiddetti fenomeni meteorologici estremi, come la grande alluvione dell’Emilia-Romagna dello scorso anno, che rischiava di ripetersi anche nel 2024 per poi essere scongiurata almeno nei suoi effetti più nefasti, che non hanno però impedito che ci fosse una vittima, oltre naturalmente ad altri ingenti danni economici. 

I climatologi – e il clima, occorre sempre tenerlo a mente, è cosa ben diversa dal meteo – vanno d’altronde scrivendo e ripetendo da almeno 20 anni che stiamo andando incontro a un surriscaldamento globale che avrà effetti molto concreti in tutto il mondo. Solo recentemente la politica e l’opinione pubblica hanno iniziato ad ascoltarli seriamente, ma tra il prendere atto dell’esistenza di un problema e iniziare ad agire concretamente per risolverlo c’è spesso di mezzo un mare fatto di interzia, incapacità di visione o dell’immaginazione necessaria a proporre soluzioni alternative, difficoltà o timore di scalfire interessi consolidati che si oppongono al cambiamento.

Ora, però, non è più possibile rinviare decisioni che dovranno essere necessariamente di ampia portata, e ogni minuto che si ritarda nel prenderle oggi le renderà per forza di cose ancora più drastiche nel futuro.

Se le politiche per mitigare gli effetti del cambiamento climatico devono essere globali, la politica, con la sua capacità di agency, deve impegnarsi a ogni livello: anche quello regionale. A maggior ragione se si parla del territorio di una Regione altamente sviluppata e industrializzata come l’Emilia-Romagna.

Occorre agire primariamente su quattro versanti: mobilità sostenibile, manutenzione e monitoraggio dei fiumi, regolamentazione del fotovoltaico e salvaguardia dell’agricoltura.

Per quanto riguarda i corsi d’acqua, il loro monitoraggio costante e la pulizia degli alvei, anche attraverso le nuove tecnologie, è fondamentale: vasche di contenimento, allargamento dei letti dei fiumi, potenziamento degli argini e raccolta dell’acqua piovana per contrastare la siccità dei mesi estivi. Tutto questo anche nei tratti appenninici, perché altrimenti si rischia che a monte si formino masse d’acqua che, arrivate a valle, possono potenzialmente avere effetti rovinosi.

Non serve ricordare che, da sempre, gli agricoltori sono i primi custodi del territorio: per questo una buona agricoltura rappresenta il primo fronte di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Per questo bisogna proteggere i terreni e incentivare un’agricoltura green, equa e ad alto contenuto tecnologico per preservare la ricchezza delle eccellenze del nostro territorio.

In questo quadro, la transizione verso le fonti di energia rinnovabile è una priorità assoluta, che va tuttavia messa in atto con criterio: per questo occorre regolamentare le installazioni fotovoltaiche, favorendo impianti su edifici industriali e aree non agricole, tutelando i terreni produttivi, perché non si può pensare che gli strumenti utili a risolvere un tema come quello delle rinnovabili ne generino un altro.

Infine, non si può prescindere dall’incentivare la mobilità sostenibile: tutti conoscono i livelli di inquinamento dell’aria della pianura Padana, e la mobilità è causa di circa un terzo del consumo totale di energia e di un quinto delle emissioni di gas serra. Per questo occorre una vera e propria rivoluzione del trasporto pubblico locale, per limitare la circolazione di auto. Ridurre il traffico significa insieme salvaguardare l’ambiente e garantire una migliore qualità della vita, oltre che ridurre l’incidenza di alcune patologie anche gravi.

Tutte quelle sopra elencate, sono azioni non più differibili, perché il cambiamento climatico è già qui, e come ormai abbiamo potuto amaramente constatare non eviterà di avere effetti su di noi semplicemente perché scegliamo di girarci dall’altra parte.

Dobbiamo agire ora, collettivamente: non c’è un minuto da perdere.