di Massimiliano Baldini
Il 24 agosto del 2016, alle ore 3,36 una scossa di magnitudo 6.0 della durata di circa 30 secondi, radeva al suolo due interi paesi Amatrice e Accumoli, danneggiando pesantemente anche altri Comuni al confine tra il Lazio e le Marche e provocando 299 morti. A quella scossa ne seguirono poi nei mesi successivi altre quattro, che coinvolsero Comuni dell’Umbria, delle Marche e dell’Abruzzo, una sequenza sismica senza precedenti per il nostro Paese.
Come sempre accade in queste drammatiche situazioni l’ondata emotiva creatasi, ha prodotto da subito una grande rete di solidarietà verso le popolazioni colpite da quella sciagura. Una rete non solo nazionale, ma mondiale, anche questa senza precedenti. Amatrice ed Accumoli hanno visto per mesi una presenza straordinaria di centinaia di volontari, che hanno supportato la popolazione e le attività degli operatori della Protezione Civile Nazionale, dei Vigili del Fuoco e della Sanità.
Il Papa, l’attuale Re Carlo III di Inghilterra, il Presidente del Canada Trudeau, sono solo alcune delle personalità che hanno voluto, con la loro presenza, rendere omaggio alle vittime del sisma e ad un territorio bellissimo, ricco di storia e tradizioni, famoso nel mondo per essere la Patria del sugo all’Amatriciana.
Quella potente rete di solidarietà con il tempo si è assottigliata, è calata l’attenzione mediatica e si è cominciata a progettare la ricostruzione, come sempre tra mille difficoltà burocratiche, con interlocutori istituzionali spesso diversi, pochi progettisti e ditte edili non sempre all’altezza della sfida. Così la rinascita appare ancora oggi lontana.
Ma quella popolazione è famosa per la pazienza, per il forte legame con la terra e la tradizione, per la testardaggine e non mollerà nemmeno di un centimetro, finchè tutto non ritornerà come prima della tragica notte del 24 agosto 2016.
È in quest’ottica che pochi mesi dopo la prima grande scossa, nasce dalla volontà di un gruppo di straordinarie e tenaci donne, la “Casa delle Donne di Amatrice e Frazioni”. Capitanate dalla vulcanica Sonia Mascioli, Amatriciana di adozione, le donne di quei territori si sono poste il tema di come ripartire.
Hanno così realizzato, in collaborazione con la giunta regionale del Lazio allora guidata da Nicola Zingaretti, dei laboratori di formazione per stimolare nuove idee di imprenditorialità femminile in particolare nel settore agro-alimentare, cui sono seguiti nel tempo corsi e laboratori di ceramica, tessitura, feltro, cucina ed artigianato.
Una squadra quella delle donne di Amatrice e Frazioni, che ha sognato e realizzato una sede fisica, che il 30 novembre del 2019 ha aperto le sue porte nella frazione di Torrita e che oggi è un luogo simbolo della ripartenza. Uno spazio aperto a tutti, fucina di idee, luogo di incontro, punto di riferimento di tutte le donne che vivono la non facile quotidianità di un territorio ferito, di affetti perduti e di prospettive ancora lontane.
Sonia insieme alla sua squadra non hanno mollato nemmeno per un attimo, come i veri montanari hanno tenuto un passo lento e costante che le ha portate a mettere in campo iniziative di carattere culturale, collaborazioni con le scuole, istituito borse di studio, coinvolto artisti di tutta Italia, cercato e trovato la collaborazione di altre case delle donne diffuse nel nostro Paese, costruendo una vera e propria rete.
Ogni 8 marzo per la “Festa della Donna” e ogni 25 novembre, per la “Giornata internazionale per il contrasto alla violenza di genere”, hanno pensato e realizzato iniziative originali, come “Una mattonella per Amatrice”, mattonelle realizzate all’uncinetto dalle donne di Amatrice e dalle donne di decine di associazioni di tutta Italia, vendute online e il cui ricavato ha consentito di istituire diverse borse di studio per gli studenti del territorio.
Hanno poi proseguito con la creazione ed esposizione di scarpette rosse di argilla, e poi ancora organizzando importanti appuntamenti, come quello dello scorso novembre, in cui si sono raccolte presso l’Auditorium della Laga di Amatrice, diverse testimonianze di donne e giornaliste che stavano vivendo o avevano vissuto la drammatica esperienza dei conflitti in Ucraina e Medioriente, o la difficile situazione femminile in Iran.
Quella giornata si è poi conclusa con un evento unico e molto partecipato, la proiezione del Film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”, gentilmente concesso dalla regista alle donne della “Casa delle Donne di Amatrice e Frazioni”, che sicuramente dal titolo del bel film dell’attrice romana avranno raccolto un incoraggiante messaggio di speranza.