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IVG Marche: al fianco delle associazioni per una maternità consapevole e libera

Segreteria regionale PD Marche

Si è parlato tanto del laboratorio della destra nelle Marche, e siamo un caso nazionale quando si guardano le statistiche degli obiettori di coscienza nei consultori pubblici. Martedì 18 giugno, in Consiglio Regionale delle Marche, è stata discussa l’interpellanza presentata dal gruppo assembleare del Partito Democratico, a prima firma della consigliera Manuela Bora, per conoscere la posizione della giunta Acquaroli circa la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori pubblici.

Purtroppo, l’assessore alla sanità ha allineato l’esecutivo regionale alle posizioni già espresse dal governo Meloni, dichiarando di aver già avviato la valutazione di alcune richieste pervenute da parte delle organizzazioni Pro-Life. Allo stato attuale, l’accesso all’IVG nelle Marche è molto complicato a causa dei livelli di obiezione di coscienza nei consultori e negli ospedali.

I dati raccolti da Marta Manca, attivista pro-choice, dicono che: “Nel 2023 le Marche contano 66 consultori familiari; di questi, meno della metà rilasciano le certificazioni IVG, cioè 27 sui 47 dei 66 che hanno risposto al quesito sul personale sanitario obiettore; 18 consultori non hanno trasmesso i dati, ma sappiamo che da 13 di loro non vengono rilasciate certificazioni IVG.”

A questa difficoltà si aggiunge il mancato recepimento delle linee guida nazionali sulla somministrazione della pillola RU486. Infatti, come sottolinea la consigliera Bora, “Le IVG farmacologiche sono meno della metà rispetto alla media nazionale; negli ospedali di Jesi, Fabriano, Civitanova, Villa Igea e Pesaro la pillola abortiva non è neanche disponibile.”

Non esiste un’emergenza IVG, ma nelle Marche praticare un aborto, sia farmacologico che chirurgico, sta diventando quasi impossibile. Tuttavia, molte cittadine, associazioni, sindacati, giovani donne e personale sanitario si stanno mobilitando a difesa dei consultori, come avvenuto a Senigallia (AN).

Lusia Cecarini, referente regionale delle donne del Partito Democratico, sottolinea come “Oltre al mancato recepimento delle linee guida sulla somministrazione della pillola RU486, c’è stato un progressivo smantellamento dei servizi offerti dai consultori. Il personale andato in pensione non è stato sostituito e mancano macchinari e attrezzature adeguate. È necessario rifinanziare e potenziare questo servizio importante per la tutela della salute delle donne. I consultori rappresentano uno spazio pubblico di prevenzione ed educazione, un vero e proprio presidio sociale di prossimità.”

Oggi, in Consiglio Regionale, il Partito Democratico delle Marche era presente al fianco delle associazioni e dei sindacati per garantire che la maternità sia sempre una scelta consapevole e libera. La battaglia contro il governo oscurantista della destra è appena iniziata: se la Regione arretra sui diritti, le donne avanzano e non lasceranno calpestare la propria dignità.

Le battaglie degli anni ’70 per il diritto all’aborto, l’autodeterminazione e la gestione del proprio corpo sono state fondamentali per ottenere i diritti e i servizi di cui tutte beneficiamo, ma che oggi sono costantemente messi in discussione e minacciati. La lotta per i consultori è una lotta femminista, incentrata sulla questione del corpo e della salute, e il Partito Democratico è al fianco delle donne in questa battaglia. Indietro non si torna.