Casa e dignità: la crisi abitativa tra sfide nazionali ed europee

di Leonardo Impegno

Il convegno di Federcasa “Europa-Italia: le nuove politiche dell’abitare” tenutosi a Napoli nel mese di dicembre, ha evidenziato l’urgenza di affrontare la crisi abitativa con una prospettiva sovranazionale, riconoscendo che la dimensione nazionale da sola non è sufficiente. 

Una consapevolezza accresciuta grazie agli investimenti del PNRR, tra cui 295 milioni solo per la Campania, e alla nomina, per la prima volta, di un Commissario europeo alla casa. 

Emergono dunque, opportunità significative per rinnovare le politiche abitative in Europa, mentre l’Italia è certamente chiamata a fare molto di più.

L’edilizia pubblica italiana è in gravissima difficoltà: 650.000 famiglie sono in attesa di una casa popolare, il patrimonio immobiliare è totalmente inadeguato sia dal punto di vista sismico che energetico e la maggioranza delle case sono state costruite oltre 40 anni fa. 

Anche il Superbonus 110% ha avvantaggiato principalmente i proprietari di seconde case, sprecando così una grande opportunità per offrire una dimora ai più poveri e favorendo, invece, le fasce più abbienti; poteva essere l’occasione per dare una casa dignitosa ai poveri e invece abbiamo ristrutturato le seconde ai ricchi.

Inoltre la legge di bilancio per il 2025 penalizza ulteriormente la rigenerazione urbana e la messa in sicurezza degli edifici pubblici, prevedendo il taglio di oltre 8 miliardi di finanziamenti destinati al periodo 2026 – 2034.

Esempi positivi non mancano: progetti come quello di Caivano mirano a trasformare quartieri dormitorio in comunità vive, con attività e servizi; tuttavia, l’offerta pubblica di case economiche è diminuita del 90% dagli anni ’80, e l’Italia resta agli ultimi posti in Europa per disponibilità di alloggi pubblici, con una percentuale del 4% rispetto alla media europea del 30%. 

Sarebbero, infatti, ancora necessarie almeno 250.000 nuove unità abitative pubbliche per affrontare quella che è a tutti gli effetti un’emergenza.

Anche in Europa la situazione è critica. Durante l’incontro di Strasburgo organizzato dalla rete Eurocities, i sindaci hanno discusso delle crescenti tensioni economiche e sociali legate all’accesso alla casa, che colpiscono non solo i giovani, ma anche gli anziani, i più poveri e il ceto medio. 

L’aumento dei prezzi e il rallentamento dei progetti di costruzione, aggravati da normative restrittive e dal consumo limitato di suolo, sono i principali ostacoli. 

Nicolas Schmidt, commissario europeo, ha stimato un deficit annuo di 57 miliardi di euro per gli investimenti in alloggi sociali e accessibili, con circa 800.000 unità da rinnovare ogni anno.

Le soluzioni da portare avanti con forza dovrebbero includere un programma europeo di alloggi sociali e accessibili, l’armonizzazione delle normative nazionali, una quota obbligatoria di alloggi sociali nei progetti immobiliari e la creazione di un fondo strutturale europeo che destini almeno l’1% del bilancio UE all’edilizia abitativa. 

Questo dovrebbe essere il lavoro dei prossimi anni per una sinistra capace di aggredire davvero disagio, marginalità e povertà.