Sex work e lavoro digitale: occorrono norme e tutela dei diritti

Gd Marche

La Festa de L’Unità PD Marche è stata un grande successo.

Tra gli ospiti di punta e le tematiche trattate una su tutte ha però fatto parlare e vociare molti giornalisti: “il Sex work ed il lavoro digitale: la rivoluzione riparte da Onlyfans”.

L’iniziativa organizzata dai GD Marche ha avuto come ospite una onlyfanser marchigiana, Giulia Leopardi, che ha raccontato la sua esperienza e condiviso con il pubblico cosa vuol dire essere una Sex worker e perché anche questa categoria dovrebbe essere tutelata come le altre.

Perché abbiamo scelto di parlare di lavoro sessuale? Semplice: perché non se ne parla.

In un partito di centro sinistra e progressista come il PD è impensabile che non ci sia mai nel tavolo delle discussioni un dibattito serio su come modificare la legge Merlin.

Infatti il mondo è cambiato da quel 1958 in cui venne approvata la legge che determinò la chiusura delle case chiuse.

È cambiato il lavoro, oggi anche il Sex work è digitale.

È cambiato il concetto di lavoro sessuale. Da oggettificazione del corpo delle donne, oggi c’è una presa di coscienza delle content creator di Onlyfans che scelgono di rivendicare il loro ruolo in ambito professionale.

Il Sex work coinvolge quasi 90mila persone.

Nel migliore dei casi sono vittime delle piattaforme che non tutelano né il loro dati né i loro diritti di lavoratrici e lavoratori, come ad esempio la loro salute.

Nel peggiore sono vittime delle tratte.

Non possiamo continuare a mettere la polvere sotto al tappeto fingendo che questo mondo non esista per pudore e tabù ormai abbattuti.

Serve normare quel mondo, riconoscere i diritti delle lavoratrici e lavoratori del Sex work, e non continuare a nasconderci dietro un dito, attribuendo ad esempio alle onlyfanser il codice Ateco di “altri servizi alla persona” o “altre creazioni artistiche e letterarie”.

Non parlarne è il peggior modo per tutelare tutte le donne e gli uomini, ma soprattutto le donne, che scelgono questa professione.

Parlarne è necessario quanto è fondamentale oggi ripensare a come garantire le tutele necessarie alle lavoratrici e ai lavoratori del sesso, che non essendo riconosciuti oggi in Italia continuano a svolgere il loro lavoro nell’ombra, in condizioni di povertà, precarietà, debolezza e potenziale avvicinamento alla criminalità organizzata. Ripensare al sex work significa togliere il velo di ipocrisia che cade troppo spesso su questo tema concentrandosi sulle forme migliori per garantire dignità e diritti.

La rivoluzione necessaria riguarda senza dubbio tutte quelle professioni che ancora fanno difficoltà a trovare la loro identità nel mondo del lavoro e dei diritti a partire dal lavoro digitale, passando anche per le Sex worker.

La rivoluzione sì, parte da Onlyfans e dai GD.