di Andrea Belegni
A poco meno di tre mesi dalle elezioni europee è inevitabile chiedersi per quale tipo di Europa ci battiamo e ci batteremo.
Negli ultimi anni il contesto europeo ma non solo quello globale hanno subito importanti cambiamenti, che sono tuttora in atto e che abbracciano varie sfere della nostra quotidianità. Le esigenze che si riscontrano sotto i profili di politiche estere comuni dovute alle crisi causate dai conflitti in Ucraina e in Palestina devono spingerci a riflettere sull’assetto che l’Unione Europea deve avere. Quindi come promessa fondamentale credo sia importante ribadire l’importanza di promuovere la riforma dei trattati affinché si possa arrivare ad avere attuazione dell’Europa federale, o meglio ancora degli Stati Uniti d’Europa. Questa condizione posta alla base di qualsiasi tipo di riflessione deve essere un faro guida capace di valorizzare le preziose esperienze di Altiero Spinelli, di tutto il suo gruppo e del Manifesto di Ventotene da loro elaborato.
All’interno di questo ripensamento generale dell’assetto europeo il Pd, a mio modo di vedere, dovrebbe condurre una lotta serrata per affermare che, senza una Europa sociale, non può esserci una vera e compiuta Europa. È quindi compito della nostra comunità affermare l’esigenza di un nuovo assetto capace di mettere al centro delle proprie riflessioni la vita quotidiana delle persone, la lotta costante alle ingiustizie e al sempre più decisivo contrasto alle disuguaglianze. Per fare questo serve affermare la strada dello sviluppo sostenibile e di un approccio sistemico a tutte le sfere della vita e della società. Non solo quindi transizione ecologica, aspetto fondamentale che deve essere priorità per l’intero agire politico anche in virtù del necessario rispetto verso le future generazioni, ma soprattutto una transizione giusta.
Questa transizione che può portare al vero compimento del sogno europeo sviluppato sul finire della seconda guerra mondiale, una delle ore più buie della nostra esistenza, deve essere accompagnata da un serio ripensamento del sistema produttivo dell’intero comunità europea. Senza mettere in discussione i pericolosi principi del neo liberismo e del capitalismo sfrenato, non può esserci un’Europa capace di guardare al presente ma soprattutto al futuro con dignità e concretezza. L’Europa che soprattutto i giovani ci chiedono di costruire è un’Europa capace di affermarsi non solo come importante strumento di benessere collettivo, ma anche come importante protagonista degli sviluppi globali, capace di mantenere una propria autonomia e una propria forza, svincolata da logiche di potere ma con piena consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie possibilità.
Questa riflessione credo sia necessaria e non può che partire dalla premessa di una sana critica di quella che è la storia di questa fondamentale istituzione e dell’impatto che essa ha, e ha avuto, sulla vita di tutte e tutti noi. Senza una decisa attenzione verso il welfare, alle grandi trasformazioni del mondo del lavoro e ad un ripensamento di una fiscalità progressiva non possiamo costruire l’Europa che sogniamo e che ci chiedono di realizzare. Certamente non è un percorso facile, che si scontra e si scontrerà spesso con le logiche sempre tossiche del consenso sfrenato come unico strumento di valutazione politica, ma che non ci deve scoraggiare a lottare per ciò che è giusto e necessario.
Sta quindi a tutte e tutti noi riaffermare i principi del socialismo democratico che tanto ha contribuito nel pensare una società europea dove tutte e tutti possano vivere dignitosamente, elevandosi come persone e come comunità, realizzando appieno la propria identità senza rinunciare all’interesse collettivo. Le sfide di oggi dovute anche ai processi di transizione digitale e tecnologica e le grandi trasformazioni che esse comportano ci impongono uno sguardo sempre più proiettato al futuro e una lungimiranza che deve essere il nostro strumento con il quale interpretare l’agire politico.
Da queste sfide non passa soltanto l’affermazione di una comunità europea coesa e consapevole, ma soprattutto da questi aspetti passa la fondamentale lotta per la tenuta democratica dell’intero sistema globale. Un’Europa giusta, federale e sociale deve essere l’ambizione con la quale promuovere le attività politiche nei mesi a venire, consapevoli che da queste elezioni dipenderà molto dell’assetto globale e del futuro delle nuove generazioni.