Di Luisa Cecarini, Portavoce donne democratiche Marche
Quando sentiamo affermare che nel mondo Occidentale l’uguaglianza di genere è un traguardo ormai raggiunto, emerge con prepotenza un dato inequivocabile: le donne continuano a essere penalizzate nell’avere salari uguali agli uomini per gli stessi ruoli e nell’accesso ai servizi finanziari. Non si tratta solo di numeri, ma di una complessa architettura di barriere culturali, sociali ed economiche che limitano l’autonomia e le opportunità della popolazione femminile.
Il Quadro Globale dell’Esclusione Finanziaria
Il rapporto della Banca Mondiale – Global Findex Database 2021 – dipinge uno scenario a tinte fosche: 1,4 miliardi di persone nel mondo sono totalmente escluse dal sistema bancario. Dietro questi numeri non ci sono solo coordinate geografiche, ma dinamiche demografiche profondamente radicate.
I fattori che determinano questa esclusione sono molteplici:
– L’età anagrafica
– Il livello di istruzione
– Il genere, elemento determinante quanto discriminatorio
L’Italia: Un Microcosmo di Disuguaglianze Finanziarie
Se si restringe il campo al contesto italiano, i dati tracciano un quadro altrettanto preoccupante. Secondo Di.Re – Donne in rete contro la violenza, tre donne su dieci non sono titolari di un conto corrente bancario e quattro su dieci dipendono economicamente dal proprio partner.
L’Osservatorio Edufin, ossia il comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria istituito nel 2017 con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze e il Ministero dell’istruzione, evidenzia un gap di competenze finanziarie di circa 5 punti percentuali tra uomini e donne. Il livello medio di alfabetizzazione finanziaria si attesta a 54 su 100, un punteggio che sottolinea l’urgenza di interventi mirati.
Le Radici Culturali di un’Esclusione Sistemica
Dietro questi numeri si celano dinamiche sociali complesse. Le donne continuano a essere percepite primariamente come responsabili della cura domestica, un ruolo che limita inevitabilmente il tempo e le risorse dedicate alla propria formazione tra cui l’educazione finanziaria.
Un dato sorprendente emerge dall’analisi dei comportamenti: le donne single, che gestiscono autonomamente le proprie finanze, raggiungono performance analoghe a quelle maschili. Al contrario, all’interno delle coppie, si assiste a un progressivo ridimensionamento dell’autonomia decisionale femminile. Persino le donne con alto livello di istruzione finanziaria e principali percettrici di reddito tendono a condividere le scelte economiche, delegando parzialmente il potere decisionale al partner.
Credito: Un Accesso Sempre più Difficoltoso
Una ricerca dell’Università Milano Bicocca, condotta su dati Deutsche Bank, rivela un trend preoccupante nell’accesso al credito. Nel primo semestre 2023, solo il 38,6% dei prodotti finanziari è stato sottoscritto da donne, contro il 61,4% degli uomini.
Ancor più significativo è il confronto con il 2018: allora la distribuzione era del 41,3% per le donne e del 58,7% per gli uomini. Lungi dal migliorare, la situazione sembra essere persino peggiorata, con un arretramento di quasi 3 punti percentuali.
Il Paradosso Globale: Donne Affidabili ma Escluse
A livello internazionale emerge un paradosso illuminante. I progetti di microcredito dimostrano che le donne sono tra i debitori più affidabili. Nella microfinanza, percentuali che oscillano tra il 70% e l’80% dei beneficiari sono donne.
L’esperienza della Grameen Bank, fondata dal Premio Nobel Muhammad Yunus, è emblematica.
Nel 1974 in Bangladesh il prof. Yunus mise a punto un modello di microcredito che si è diffuso in tutto il mondo e che ha cambiato l’approccio della cooperazione internazionale. Ebbene la microfinanza ha rappresentato uno degli strumenti più incisivi per il miglioramento delle condizioni di vita di persone non bancarizzabili e in tutti questi anni si è osservato che, quando le donne vengono considerate interlocutrici principali nei finanziamenti, si verificano trasformazioni significative come:
– Ridefinizione degli equilibri di potere familiari
– Redistribuzione più equa delle risorse
– Investimenti mirati al miglioramento dell’istruzione dei figli/e
Strategie di Empowerment: Oltre la Discriminazione
Per superare questi ostacoli, gli esperti individuano alcune direttrici fondamentali:
1. Educazione Finanziaria mirata: Sviluppare percorsi formativi specifici, con docenti capaci di veicolare informazioni in modo coinvolgente, con materiali adatti a discenti adulti.
2. Incentivare le ragazze allo studio di materie STEM, anche attraverso borse di studio e riconoscere il contributo passato e presente delle donne alle scienze.
3. Consulenza di Genere: Valorizzare il ruolo di consulenti donne nella promozione dell’alfabetizzazione finanziaria.
4. Sostegno all’imprenditoria: Incentivi mirati per donne italiane e straniere, accompagnati da formazione continua e tutoraggio.
5. Supporto alle vittime: Percorsi di autonomia economica per donne che escono da situazioni di violenza.
Le Proposte Politiche
Il Partito Democratico ha avanzato una proposta concreta: stanziare 260 milioni di euroaggiuntivi per le pari opportunità, attraverso:
– Reddito di libertà per donne vittime di violenza
– Formazione obbligatoria per operatori pubblici
Notizia del 10 dicembre scorso: dopo un anno di attesa è arrivato il decreto che ripartisce in 3 anni i 30 milioni di stanziamento per il reddito di libertà. Peccato che, senza motivazioni valide, è stato ritardato di un anno, con tutto quelle che può aver comportato per delle donne che contavano su questi fondi per liberarsi da situazioni di violenza. Inoltre le donne che avevano già fatto domanda devono ripetere la procedura. Non si capisce dunque il perché dell’accanimento di questo Governo contro donne che hanno bisogno di essere invece aiutate concretamente a ripartire, senza ritardi immotivati e lungaggini burocratiche.
Se poi i fondi non dovessero bastare, dovrebbero rendersi disponibili le Regioni a integrare le risorse mancanti.
Conclusione: Un Investimento sul futuro
L’esclusione finanziaria femminile non è solo un problema di genere, ma un ostacolo allo sviluppo economico e sociale complessivo. Secondo la stima di Banca d’Italia, se il 60% delle donne (che corrisponde alla quota di lavoratrici del nord Italia) avesse un impiego otterremmo un incremento del PIL del 7%.
Ogni barriera abbattuta rappresenta quindi un investimento sul futuro, sulla crescita delle comunità e sul potenziale ancora inespresso di metà della popolazione mondiale. La sfida è culturale, prima che economica. Richiede un impegno collettivo per scardinare stereotipi radicati e costruire un sistema finanziario veramente inclusivo.