12° anniversario sisma Emilia. Nessuno sarà lasciato solo: e così è stato

di Stefano Vaccari

Il 29 maggio 2012 alle ore 9.00 la terra in Emilia tornò a tremare violentemente dopo una prima scossa il 20 maggio. Epicentro a Medolla, in provincia di Modena. Conseguenze terribili. 28 vittime, 350 feriti, 19 mila famiglie furono costrette a lasciare le proprie abitazioni e oltre 16 mila persone necessitarono di assistenza da parte della Protezione Civile. Oltre a ciò si registrarono anche 14 mila case danneggiate e 1.500 edifici pubblici distrutti o lesionati, comprese molte strutture sanitarie. Danni, poi calcolati, per circa 12 miliardi di euro.


Sono seguiti anni difficili ma la ricostruzione è avvenuta con costante progressione per la tenacia di un popolo mai domo e per la determinazione dei comuni, delle imprese, dei cittadini e dell’amministrazione regionale guidata prima da Vasco Errani e poi da Stefano Bonaccini in sinergia con le istituzioni nazionali e la protezione civile guidata da Franco Gabrielli. “Nessuno sarà lasciato solo” si decise e i contributi per famiglie ed imprese sono stati totali a completo risarcimento dei danni subito. “Prima le scuole e le imprese poi tutto il resto” e tutti gli studenti del cratere ripresero a settembre l’anno scolastico senza perdere un giorno di scuola.

C’è ancora qualche edificio pubblico e una manciata di case private per chiudere completamente la ricostruzione e sarebbe già stato possibile se il governo Meloni avesse orecchie e maggiore attenzione verso l’Emilia anziché impedire la prosecuzione di piccole deroghe su procedure e agevolazioni fiscali. Attenzioni ben più importanti dimenticate anche per l’alluvione avvenuta in Romagna dove le poche risorse promesse dal governo tardano ad arrivare e la ripresa va a rilento. Di fronte alle difficoltà il Paese dovrebbe presentarsi sempre unito come seppe fare nel 2012 facendo arretrare le bandiere di partito.

Sulla propria pelle i romagnoli stanno vivendo le necessità di propaganda della destra piuttosto che le vere esigenze di una popolazione. Non basta mettersi gli stivali di gomma e attraversare le zone colpite dall’alluvione per dimostrare solidarietà. Servono fatti conseguenti che il presidente Meloni e il suo governo non hanno ancora fatto. Glielo abbiamo detto più volte: prendano esempio su come si è intervenuti sul terremoto del 2012 e applichino quanto già sperimentato allora nelle vicende drammatiche dello scorso anno.

L’unica cosa importante per loro è stato impedire che il presidente Bonaccini divenisse Commissario.

I risultati si sono visti e non c’è bisogno di altri commenti.