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Agressione fascista a due studenti

di Mattia Santarelli*

Il fatto fa notizia, crea sgomento, eppure nessuno ne è stupito. Perché il problema vero è un altro, in realtá.

Lo sdoganamento. Quello è il punto.

La Storia insegna, ma ha pessimi scolari. Ahinoi, si sa.

Lo dice bene Zerocalcare – con la tagliente ironia che lo ha reso celebre – nella sua ultima serie a fumetti pubblicata da Netflix, nella quale i personaggi neofascisti presenti sono da lui chiamati “i nazisti” per amor di efficacia: – “Perché il fascismo ormai è come dire “vabbè è celiaco, però è bravo”.

Tradotto: ormai siamo talmente abituati ai metodi fascisti, che sentirne parlare non desta più stupore, rabbia o indignazione, ai più.

Ma veniamo a noi.

Centro di Roma, Colle Oppio, in pieno giorno, aggressione a due studenti da parte di un gruppo di militanti di Casapound.

L’aggressione è avvenuta mentre alcuni studenti, membri della Rete degli studenti medi e di Sinistra Universitaria Sapienza, ritornavano dalla manifestazione delle opposizioni “Contro premierato e autonomia differenziata”, a piazza Santi Apostoli. Nei pressi di via Merulana sono stati fermati da un gruppo di persone che hanno cominciato a prendere a calci e pugni due dei ragazzi. Uno degli studenti è stato trascinato a terra dai due aggressori, gli è stata strappata a forza una bandiera del sindacato studentesco ed è stato preso, infine, a calci mentre era ancora a terra, col tentativo di sfilargli la maglietta di Spin Time Labs.

Badate bene: non è un caso che il fatto si consumi a “Colle Oppio”, storico spazio del Movimento Sociale Italiano e luogo in cui gli ambienti conservatori e neofascisti della zona si riuniscono e organizzano abitualmente attività: non solo Casapound, infatti, ma anche Gioventù Nazionale, per esempio, usa abitualmente la storica sede missina.

Stando a ciò che emerge dall’ultima inchiesta di Fanpage, infatti, è proprio dalla sede di Colle Oppio che si organizzano raduni e concerti di stampo fascista e neonazista, oltre che sostenere e organizzare l’attività politica della destra di Governo.
Una prospettiva inquietante.

Ma non basta. Perché questo scenario, in un mondo che rispetta le regole della ragione, almeno di quella storica, sarebbe già di per sè sufficiente a scatenare un’ondata di indignazione, voglia di protesta e di rivendicazione democratica.

Perché tutto ciò si colloca in un ormai organizzato e diffuso uso della violenza, fisica e politica, che da mesi ci circonda.

Gli abusi dei manganelli, i gravissimi attacchi squadristi nei licei toscani, il depotenziamento della magistratura, l’attacco alla libertà d’informazione, ai giornalisti Rai, ai direttori dei quotidiani, l’aggressione ad opera di un gruppo di parlamentari di centrodestra – tra cui l’On. Iezzi, l’aggressore in concreto, conosciuto, manco a farlo a posta, per certe dichiarate “vicinanze” filo fasciste – contro l’on. Donno che stava simbolicamente consegnando il tricolore al ministro presente in Aula, e, da ultimo, lo scambio di voti tra Lega e FdI per far passare a colpi di maggioranza due dei provvedimenti più disastrosi della storia Repubblica, Autonomia differenziata e Premierato.

Quindi, no. Non è un singolo episodio isolato, non è un caso. È un metodo, quello dell’uso della violenza come strumento politico, che dovrebbe ricordarci qualcosa di già visto, e di già degenerato.

Ed è un metodo, apertamente fascista, che va chiamato con il suo nome, senza ambiguità, che va contestato, combattuto, denunciato.

Perchè ci piaccia o no, la storia gira, torna, si ripete. E sta soltanto a noi avere la forza di impedirlo.

*Studente, Segreteria regionale PD Marche