di Stefania Gasparini
Nel giorno in cui nelle aule parlamentari autonomia e premierato diventavano la vittoria politica sbandierata del Governo, le riforme che tutto devono cambiare per il bene del futuro del paese e degli italiani, la Caritas ha presentato il proprio report sulla povertà, nel quale si trova una fotografia del paese che non coincide esattamente con il racconto del Governo Meloni. Ma che anzi dimostra come autonomia differenziata e premierato non faranno altro che aggravare i deficit sociali ed economici di questo paese dividendo ancora di più territori e persone. Lasciando i più deboli al proprio destino.Ci dimostra come autonomia e premierato siano riforme che vanno al contrario delle emergenze strutturali del paese e delle priorità di investimento che servirebbero alle persone per potersi costruire un futuro certo e dignitoso.Emergenza strutturale può sembrare un ossimoro, ma non lo è nell’analisi dei dati portati da Caritas e soprattutto non lo è nella vita delle persone. Non lo è nella vita delle persone, nelle biografie di adulti, bambini, famiglie alle quali basta un solo evento nefasto per far virare la propria situazione sociale verso la povertà perché da troppo tempo non riescono a uscire dal limite della sopravvivenza sociale ed economica. La Caritas definisce questo elemento come la biografizzazione della povertà. Cioè il come, in una vita al limite, sia molto probabile il non riuscire a rialzarsi da una caduta sociale, sanitaria o economica.Le persone che nel 2023 si sono rivolte alla Caritas, nelle sue varie diramazioni sul territorio, sono state 269.689, quasi 270 mila volti, nomi, persone. Volti che nascondono altri volti visto che quasi sempre ad ognuno di loro corrisponde un nucleo famigliare.Volti che rappresentano la difficoltà dei tempi che viviamo visto che dal pre pandemia ad oggi gli accessi agli sportelli Caritas sono aumentati del 40,7%.L’analisi dei dati fatta da Caritas conferma purtroppo le donne (51,5%), persone con bambini (66,2%), anziani over 65 (13,4%) come le categorie più a rischio povertà. Inoltre un’altra analisi interessante fatta nel rapporto Caritas è la presa d’atto di come l’istruzione non sia più un ascensore sociale scontato nella vita delle famiglie.Infatti se a un alto livello di istruzione corrisponde un migliore livello lavorativo ed economico, ancora nel nostro paese il dato scolastico di partenza famigliare incide pesantemente sul dato scolastico dei figli. A un genitore con un livello scolastico basso troppo spesso coincide un figlio con un dato scolastico basso, perpetuando cosi il rischio di povertà sociale ed economica della famiglia.Ma la povertà non può e non deve essere una eredità. Di questo dovrebbe occuparsi il Governo e la politica tutta. Per questo le emergenze del paese non sono le riforme costituzionali volute dalla destra al potere ma le riforme sociali, che la Costituzione non cambiano ma la attuano!Dare una valida alternativa al reddito di cittadinanza, ad esempio. Alternativa economica ma soprattutto sociale, che permetta a quelle donne che non posso accedere alla formazione e alla riqualificazione professionali, perchè non hanno nessuno che possa tenere i figli al posto loro, di poter accedere a un futuro migliore. Perchè ad esempio non prevedere servizi di babysitting o spazi baby per quelle persone che partecipano ai corsi di formazione e riqualificazione?Affiancare al sistema scolastico pubblico obbligatorio servizi che consentano a tutti i bambini, a prescindere dalla loro situazione famigliare, di poter vivere in un contesto formativo e culturale adeguato, con spazi dove studiare, socializzare, fare i compiti. Spazi che in certi contesti famigliari non sono scontati e il non averli incide pesantemente sul futuro scolastico.Investire sul sistema sanitario pubblico, approvando la proposta di legge Schlein voluta dal Partito Democratico che propone di aumentare i fondi per il servizio sanitario pubblico, a partire dai consultori famigliari. Perno di un sistema di salute pubblico che si fa carico di bambini, mamme, adolescenti.Investire sul tema della casa, non è possibile che ancora in Italia l’affitto sia un problema sociale che per alcune famiglie può trasformarsi drammaticamente in un problema di sopravvivenza economica. Anche qui gli esempi di buone prassi esistono, attraverso la rete dei patti territoriali, perché non estenderli?A tutte queste proposte ci si può sentire rispondere che è un problema di soldi, di investimenti. Ma questa risposta si può smontare con due ragionamenti semplici. Il primo è che a parità di risorse la scelta degli investimenti da fare si chiama ‘priorità politica’. Dove voglio mettere le risorse? A favore di chi?Il secondo, ce lo dimostra fattivamente il rapporto Caritas, è che non tutto deve e può essere agito solo dallo Stato. Compito dello Stato invece deve essere quello di sviluppare un sistema economico, fiscale e legislativo che implementi ed incentivi un sistema pubblico integrato di servizi che si fondi sull’attuazione di una sussidiarietà orizzontale e verticale che sappia mettere in moto quelle risorse sociali che nei territori esistono e sanno intercettare i reali bisogni delle persone.Questo è il vero e unico modo per attuare davvero la nostra amata Carta Costituzionale, tutto il contrario di chi invece vuole sfasciarla a colpi di autonomia differenziata basata sul nulla e di poteri accentrati attraverso il cosidetto premierato, perché la persona sola al potere è l’esatto contrario di quella responsabilità diffusa prevista da un sistema sano di sussidiarietà.