di Daniele Marinelli
Il prossimo 10 marzo 2024 l’Abruzzo affronterà una sfida elettorale importantissima, che ha assunto sempre più una valenza nazionale.
Le abruzzesi e gli abruzzesi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Presidente della Regione.
Da una parte Marco Marsilio, Presidente uscente sostenuto dalla coalizione di centrodestra, dall’altra Luciano D’Amico, ex Rettore dell’Università di Teramo, sostenuto da un’ampia e inedita coalizione, che va dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle, passando per Azione, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva e altre forze civiche.
Due candidati diametralmente opposti: Marsilio, fedelissimo di Giorgia Meloni, inviato direttamente dalla stessa Presidente del Consiglio ad amministrare questa Regione. Un presidente di origini abruzzesi ma cresciuto a Roma, dove tutt’ora vive e lavora, un Presidente pendolare; D’Amico, abruzzese doc, professore di Economia, già Rettore dell’Università degli Studi di Teramo e già presidente di Tua, società di trasporto pubblico abruzzese.
Se nei mesi scorsi la partita era considerata chiusa in partenza e a favore del centrodestra, nelle ultime settimane è più aperta che mai. Mentre a destra, infatti, il dibattito sulle candidature animava le testate giornalistiche, nel centrosinistra, senza troppi proclami, si lavorava incessantemente al progetto di una coalizione ampia, incentrata su un programma corposo ed articolato, scritto insieme alle abruzzesi e agli abruzzesi. Grazie anche soprattutto all’apporto della comunità del Partito Democratico, che ha lavorato testardamente per costruire un’alleanza larga e competitiva che ha dato vita ad un progetto ambizioso, il Patto per l’Abruzzo, individuando un candidato Presidente autorevole e unitario sulle cui gambe far camminare le idee per una regione diversa e migliore.
In questi mesi di campagna elettorale Luciano D’Amico ha incontrato le cittadine e i cittadini in ogni angolo della Regione raccogliendo un entusiasmo crescente di giorno in giorno e una voglia di cambiamento travolgente. La vittoria di Alessandra Todde in Sardegna e l’esperimento positivo del campo largo hanno gonfiato ancora di più le vele del Patto per l’Abruzzo, consolidando lo splendido vento di cambiamento che da settimane si respira ormai in maniera diffusa in tutta la Regione.
Una vittoria, quella in Sardegna, sulla quale prima di un anno fa in pochi avrebbero scommesso; invece, all’indomani delle elezioni sarde, oggi abbiamo ancor di più la consapevolezza che anche in Abruzzo è possibile raggiungere un obiettivo inaspettato, grazie al quale poter rimettere al centro i temi di eguaglianza e giustizia sociale, completamente disattesi dall’attuale Governo.
La credibilità e la bontà del progetto scelto è stata certificata dalle numerose visite a sostegno della colazione da parte di tutti gli esponenti dei partiti che compongono la compagine di centro sinistra. In particolare, la segretaria Elly Schlein ha dimostrato tutta la vicinanza della comunità democratica all’Abruzzo e alla coalizione a sostegno di Luciano D’Amico impegnandosi in articolati e capillari tour in ognuna delle quattro province, per dare grinta e linfa nuova alla speranza di un rinnovamento.
Un cambiamento che questa Regione chiede a gran voce: dopo cinque anni di Governo a guida centrodestra le condizioni di vita delle abruzzesi e degli abruzzesi non sono affatto migliorate, soprattutto in termini di servizi.
Ma d’altro canto all’attuale giunta regionale targata Fratelli d’Italia poco importa delle sorti dell’Abruzzo. Sembra piuttosto che ciò che conti sia assecondare gli ordini di partito, che a livello nazionale “baratta” con l’alleato di governo leghista la riforma costituzionale sul premierato con il disegno di legge sull’autonomia differenziata. Una legge scellerata, che anziché unire e colmare i divari e le fratture che dividono la nostra penisola, non fa altro che contribuire ad allargare una spaccatura già sufficientemente profonda tra il nord e il sud del nostro paese. Una riforma che determinerà cittadini di serie A e cittadini di serie B, poichè mina l’accesso ai servizi fondamentali come la salute, l’istruzione e il trasporto pubblico locale.
Una legge che danneggerà profondamente una regione come l’Abruzzo, già segnata da forti criticità in termini di erogazione di servizi, in particolare quelli sanitari. Marsilio, infatti, lascia un Abruzzo in cui quasi l’8% delle cittadine e dei cittadini rinuncia a curarsi, mentre il 16% va fuori regione, in un contesto in cui vengono erogate 25.000 prestazioni in meno rispetto a cinque anni fa, mentre continuano ad allungarsi inesorabilmente le lista d’attesa.
Nonostante questo, Marsilio conferma il totale appiattimento ai diktat di partito aderendo al disegno di legge a firma Calderoli: un affronto per una Regione del centro sud come l’Abruzzo, che non può trarre alcun vantaggio da una simile riforma. Non è un caso, infatti, che Luciano D’Amico ha dichiarato che il primo atto da Presidente sarà proprio quello di ritirare l’adesione dell’Abruzzo al disegno di legge sull’autonomia differenziata.
Il 10 marzo, però, abbiamo la possibilità di scrivere una storia nuova e diversa e ridare speranza e fiducia ad una Regione dalle grandi possibilità ma maltrattata in questi anni da un Governo regionale che ha agito solo secondo logiche partitiche e mai a servizio delle cittadine e dei cittadini.
Il momento è finalmente arrivato e insieme possiamo restituire dignità e futuro ad un Abruzzo che merita decisamente molto di più.