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Mollicone, attacchi ai giornali e a Khelif. Non chiamatele gaffes, sono parte di una precisa strategia della destra

di Nicola Zingaretti, pubblicato in data ordierna su Huffington Post

Molti nella maggioranza vedono nelle regole e negli assetti democratici “il” problema della condizione di disagio e solitudine di milioni di persone. La verità, come sappiamo, è l’opposto: la perdita di speranza, la solitudine sono figlie, spesso, della non piena attuazione dei valori Costituzionali

Le parole revisioniste di Federico Mollicone, le polemiche contro i giornali dopo il report europeo, l’attacco ai familiari delle vittime della strage di Bologna, la sceneggiata su Imane Khelif da parte di Giorgia Meloni non sono gaffes, sono iniziative identitarie di una classe politica in difficoltà e insieme a questo, tasselli di una strategia che vuole sostituire l’impalcatura repubblicana per costruire un nuovo modello culturale e istituzionale. Un modello che guarda al passato e non al futuro. Non governano per il “bene comune” ma per affermare il proprio punto di vista. Legittimamente come maggioranza parlamentare, ma non dimentichiamolo mai come minoranza del Paese. Su questo obiettivo ogni esponente della destra si muove nel suo ambito con decisione. In ogni campo occupare spazio con dei fedeli e affermare un punto di vista quasi a prescindere dagli effetti che questo produce, lo stato della Rai è emblematico.

Anche il voto contro Ursula Von Der Leyen che l’Italia, in termini di credibilità, ha pagato a caro prezzo a ben vedere è parte di una strategia: le regole e gli assetti del dopoguerra vanno sostituiti. Il pericolo nasce da qui. Il modello che questi cambiamenti evocano, tra cui l’antieuropeismo o la rimozione dei principi di uguaglianza palesi nella legge di l’autonomia differenziata, per l’Italia sono un danno e guardano a un passato che l’Italia ha superato. La destra trae forza da questa pratica perché indica nelle regole e negli assetti democratici “il” problema della condizione di disagio e solitudine di milioni di persone. La verità, come sappiamo, è l’opposto. La perdita di speranza, la solitudine sono figlie, spesso, della non piena attuazione dei valori Costituzionali. Bene dunque la battaglia politica quotidiana, ma ecco il motivo più vero e profondo della necessità di costruire un alternativa. Bisogna unire l’Italia intorno a un progetto basato sulla speranza di farcela e non sull’illusione che l’odio e la rabbia possano essere la soluzione. Il cammino da percorrere è lungo ma la strada unitaria che abbiamo intrapreso, popolare e sui contenuti, è quella giusta.