PREMIERATO E AUTONOMIA: COSÌ IL PREMIER DIVENTA PIÙ FORTE, L’ITALIA PIÙ DEBOLE

di Nicola Zingaretti, per gentile concessione di Huffington post

L’Italia non è in buone mani.

La destra per rispondere a interessi di partito ha voluto votare di corsa due leggi dannose per l’Italia.

Il premierato colpisce il ruolo del Presidente della Repubblica, l’arbitro del gioco.

Lo colpisce perché con l’elezione diretta conferisce molto potere al Premier, cioè a una parte, a un giocatore, che diventa così più forte dell’arbitro. Un’anomalia assoluta.

E poi l’autonomia differenziata che divide l’Italia.

Siamo 60 milioni, per farcela in competizione con paesi di 1 miliardo e mezzo di persone dovremmo essere ancora più coesi.

L’Italia unita, più semplice e più giusta può garantirci, nella cornice europea, un futuro migliore e permetterci di giocare un ruolo nel mondo. Venti Regioni divise no. Creeranno al contrario debolezza e ingiustizia.

Questo processo di riforme è il prodotto di ricatti reciproci tra i tre partiti di maggioranza: a Forza Italia la giustizia, alla Lega lo spacca Italia e al partito di Giorgia Meloni la legge sul premierato.

Nessuna visione per il futuro ma costi enormi per il Paese.

La verità è che la destra vuole il superamento della Repubblica fondata nel 1948.

L’obiettivo è rimettere in discussione conquiste e valori di uguaglianza dei diritti. Di fatto si rimettono indietro le lancette dell’orologio di 100 anni.

La Costituzione è chiara: tutti i cittadini hanno gli stessi diritti sociali e la Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono la realizzazione della persona.

Questi obiettivi spesso sono stati disattesi certo, ma la destra ora sta attaccando il principio stesso di uguaglianza e in questo modo il benessere e i diritti dipendono da dove sei nato, da quale famiglia provieni, se sei uomo o donna.

In Parlamento le opposizioni unite hanno combattuto e ora continueremo a farlo insieme nel Paese per difendere l’Italia.

La costruzione dell’alternativa può partire da qui: difendere e realizzare la Costituzione che come disse ai giovani nel 1955 Piero Calamandrei è “un programma da attuare”.

La piazza di ieri che spingeva per l’unità ha bisogno di un anima comune. Andiamo avanti.